TUTTI PAZZI PER IL BRACHETTO D'ACQUI

Famoso in tutto il mondo e tradizionalmente apprezzato come vino da dessert, il Brachetto d’Acqui docg è oggi al centro di una “nuova scuola” di pensiero – ma soprattutto di palato - che lo vede protagonista tanto nelle cucine dei grandi chef quanto al bancone di bartender e mixologist, per la preparazione di ricette gourmet, cocktail e long drink.

Dall’aperitivo all’after-dinner, passando per la cena, il rinomato "nettare" dell’Alto Monferrato è oggi sempre più apprezzato non solo per accompagnare i brindisi delle feste, tra colombe e panettoni, ma anche come vino da consumare a tutto pasto, perfetto con i dolci e la frutta di stagione - in primis fragole e pesche - così come con i piatti salati, nonché come vino “gastronomico”, da utilizzare cioè come ingrediente per la preparazione dei piatti stessi.

Dagli abbinamenti più insoliti, che il G-ASTRONAUTA non si è certo fatto scappare - ad esempio con sfiziose tapas burro e acciughe o con l’ottima pizza con ‘nduja, passando per i classici taglieri di salumi e formaggi, sino ai sapori agrodolci, speziati e tendenti al piccante della cucina fusion, gettonatissima tra i più giovani, la versatilità del Brachetto d’Acqui docg è davvero unica. Questo, in particolare, dopo che la modifica al disciplinare nel 2017 ha permesso di limitare il residuo zuccherino e quindi di vinificare il Brachetto anche come vino rosso secco, vino rosato fermo e vino spumante brut rosè, con gradazione alcolica un po’ più alta, ma sempre nella soglia dei 13% vol.

Il nuovo trend punta dunque a sdoganare il Brachetto d’Acqui docg, nelle quattro tipologie – ovvero vino rosso (cosiddetto “tappo raso”), spumante, rosato e passito - come un vino versatile negli abbinamenti, quanto nel target di riferimento. Un prodotto piacevole e accattivante a tutto tondo, capace di guadagnarsi la nomea di vino “salva-patente” per la bassa gradazione alcolica, ma anche di vino “spensierato” per via della facile beva che lo rende perfetto per un brindisi in ogni occasione. Senza considerare che fra le nuove tendenze della ristorazione gourmet c'è quella di accompagnare sempre di più i piatti con i cocktail, in alternativa ai vini, unendo il mondo della cucina a quello della mixology: un'esperienza di cocktail pairing dall'entrée al dessert per la quale le diverse tipologie di Brachetto si prestano benissimo.  

Ma c'è di più: ci credereste se vi dicessi che quella che oggi sta diventando una moda, ovvero il Brachetto come vino da aperitivo o a tutto pasto, in realtà era già un'usanza comune cinquant'anni fa?

Ebbene sì, il G-ASTRONAUTA ha infatti scoperto che l’Acqui docg rosso, anche conosciuto come “Braschetto secco”, veniva già sbicchierato nella zona di Acqui Terme a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 dai piccoli produttori che al tempo non avevano i macchinari, e spesso neanche gli spazi, per spumantizzare il loro vino col Metodo Martinotti. Dunque, all’inizio il Brachetto era vinificato a secco, come vino fermo per un consumo più quotidiano, e lo si abbinava spesso e volentieri con il baccalà.

Adesso che vi ho incuriosito, è giunto il momento di scoprire qualcosa in più sulle origini del Brachetto...

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UN PIZZICO DI STORIA, TRA MITO E TERRITORIO

Come quella di ogni grande protagonista, anche la storia del Brachetto è intrisa di fascino e leggenda. Una delle più suggestive, dai risvolti "piccanti", racconta che al “Vinum Acquense” in epoca romana si attribuissero mirabolanti virtù afrodisiache. 

È credenza comune, infatti, che Giulio Cesare prima e Marco Antonio poi facessero precedere il loro arrivo in Egitto alla corte della bella Cleopatra da otri del prezioso nettare, apprezzatissimo dalla regina per risvegliare gli ardori dei suoi leggendari amanti. Ebbene, un filo diretto che si snoda attraverso storia, territorio e comuni caratteristiche, sembrerebbe legare il vino entrato nel mito all’attuale Brachetto, che può fregiarsi di diritto del titolo di suo nobile discendente, in quanto a quel tempo era già presente ad Acqui Terme e nel suo circondario.

In età moderna, nel 1817, è il naturalista Gallesio a definirlo “Vino Celebre” classificandolo vino da dessert, alcolico e poco colorato, che invecchiando assumeva il sapore del Porto o del vino Xeres, riferendo che il Brachetto, dolce o spumante, era conosciuto e commercializzato con successo nei mercati dell’America Meridionale. La prima definizione ufficiale è del 1922 a firma di Garino Canina: “Tra i vini di lusso il Brachetto appartiene alla categoria dei vini rossi dolci e aromatici: è infatti un vino con profumo speciale, moderatamente alcolico e zuccherino, non molto colorito che per lo più si consuma spumeggiante o spumante (…)”. Tra le varie notizie che il Canina riporta, una delle più interessanti riguarda il fatto che il Brachetto fosse diffuso in particolare nel circondario di Acqui e di Nizza Monferrato, indicando, però, una produzione per il mercato di appena 500 ettolitri. Che cosa aveva fatto quasi scomparire un vino che - fino a mezzo secolo prima - era esportato addirittura oltreoceano? L’avvento della filossera, cha alla fine della Prima guerra mondiale aveva completamente devastato i vigneti. I vignaioli, al momento di reimpiantarli, avevano privilegiato altri vitigni che assecondavano maggiormente le tendenze del mercato, a discapito di questa varietà che richiedeva attenzione e cure particolari. Il risveglio è storia recente: intorno agli anni ‘50, dalle colline del sud Piemonte dove la produzione continuava in piccole nicchie di stimatori, un produttore rispettoso della tradizione, ma lungimirante, quale Arturo Bersano, mise a punto un Brachetto spumante elaborato in autoclave con Metodo Charmat. Da allora il Brachetto ha continuato la sua ascesa tra i grandi vini aromatici, distinguendosi per le particolari caratteristiche organolettiche che lo fanno apprezzare anche dagli intenditori più raffinati.

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IL BRACHETTO D'ACQUI DOCG OGGI

Il territorio di elezione di questo prodotto d’eccellenza del made in Italy, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, si estende oggi su 26 Comuni dell’Alto Monferrato tutelati per la produzione della DOCG Brachetto d’Acqui dal Consorzio Tutela Vini d’Acqui, su di una superficie complessiva di 900 ettari vitati.

Il Consorzio, nato nel 1992 ad Acqui Terme, ricopre un ruolo fondamentale nella valorizzazione e nella promozione sia del vino che dello spumante su scala internazionale, e ha dato un forte impulso al riconoscimento della DOCG al Brachetto d’Acqui nel 1996. Oggi sono 60 le aziende consorziate, divise tra case spumantiere, cooperative e aziende agricole che gestiscono l’intera filiera, dalla produzione alla vinificazione, dall’imbottigliamento alla vendita del prodotto.

Questo, per una produzione media annua che si aggira sui 2,8 milioni di bottiglie, di cui quasi 2,2 milioni sono di spumante dolce, 615 mila di “tappo raso”, 30 mila di rosè spumante, 8 mila di rosato fermo e circa 22 mila di Acqui docg rosso. Tante sfumature per una sola denominazione che, proprio come alle origini, è ben rappresentata negli Stati Uniti - attraverso l’azienda Banfi di Strevi - dove si registra il 30% delle vendite estere, ma che è sempre più richiesta anche in Nord Europa, in Francia e nei Paesi Bassi. Proprio al nord, in Danimarca, il Brachetto d’Acqui docg è stato protagonista domenica 22 maggio a Copenaghen di una masterclass con food pairing in cui un team di sommelier e wine educator ha raccontato e fatto assaggiare a tanti wine lovers i possibili abbinamenti del Brachetto a tutto pasto e all’ora dell’aperitivo.

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UN BRACHETTO SPAZIALE

Tra gli appuntamenti che vedono protagonista il Consorzio Tutela Brachetto d'Acqui docg con i suoi vini non poteva che esserci la Cena Spaziale, che mercoledì 31 maggio 2023 si è tenuta in una speciale edizione nell'ambito dell'iniziativa di solidarietà Il Valore della Vita, in una location altrettanto speciale: il campo volo dell'Aeroclub Torino.

Alla serata (che vi ho raccontato qui, nella sezione Space Insider del sito) hanno partecipato importanti ospiti del mondo della medicina e dell'aerospazio, con un duplice intento divulgativo e benefico. I fondi raccolti dalla quota di partecipazione alla serata (offerta minima 30 euro), sono infatti stati devoluti a sostegno dell’Ospedale infantile Regina Margherita con lo scopo di dare supporto alle famiglie dei piccoli pazienti cardiopatici di lunga degenza seguite dall’Associazione degli Amici dei Bambini Cardiopatici onlus e di contribuire alla realizzazione di una Biobanca Pediatrica.

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"Siamo onorati di partecipare come istituzione Consorzio Tutela Vini d'Acqui e con i nostri vini Brachetto a una serata così importante che mette insieme due eccellenze del territorio torinese come la cardiochirurgia e l'aerospazio, ancora di più all'interno di un'iniziativa che ha il nobile intento di aiutare i bambini meno fortunati e le loro famiglie" - ha detto Paolo Ricagno, presidente del Consorzio Tutela Vini d'Acqui docg 

Il menu della Cena Spaziale, servita in eleganti tavoli conviviali all'interno dell'hangar centrale del campo volo, proprio a ridosso delle piste, è stato accompagnato dalle etichette Brachetto, nelle tre versioni Acqui docg rosé spumante, Acqui rosso fermo e Acqui (dolce) spumante.