WINE STORIES - NEL MOSAICO DI VIGNE DEI COLLI DI LUNI

Il nome sembrerebbe un invito a guardare il cielo, cosa che al G-Astronauta - ça va sans dire - è piaciuta subito un sacco. Invece, a dispetto dell’etimologia, il progetto Lvnae evoca la storia di un territorio, un vitigno e soprattutto l’idea visionaria della famiglia Bosoni, viticoltori da ormai quattro generazioni. Cosa che al G-Astronauta è piaciuta altrettanto...

Siamo nel comune di Luni, in provincia della Spezia, ultimo lembo di Liguria al confine con la Toscana. Molti secoli fa, dove oggi crescono le viti, c’erano ancorate triremi e velieri. Portus Lvnae, l’antico insediamento romano da cui l’azienda ha preso il nome, era un porto fiorente da dove i vini dell’entroterra, già famosi, partivano alla volta di Roma. Di quel passato restano reperti preziosi che affiorano con naturalezza tra case e filari, oltre a una profonda memoria collettiva. Come allora, le colline intorno a Portus Lunae - oggi Colli di Luni – salgono verso le Alpi Apuane e i loro marmi, offrendo all’uomo suoli variegati e un clima benevolo. Le vette aguzze delle montagne proteggono l’intera area dai venti freddi del nord, mentre il mare mitiga le stagioni e regala brezze costanti. Il vitigno principe qui è il Vermentino e a renderlo conosciuto ben al di fuori dei confini nazionali è la famiglia Bosoni, pioniera di un genius loci pazientemente alimentato che sin dagli anni ’60, con concretezza e lungimiranza, ha sempre creduto nell’eccellenza e unicità di questa terra e dei suoi frutti.

Un paesaggio unico su cui si distende il parco vitato di Lvnae: oltre 40 parcelle di vigneto che punteggiano il territorio in ordine sparso, a partire dai filari prospicenti l’antico anfiteatro di Luni sino ai vigneti più elevati, piantati con perizia e coraggio su strette fasce di terra, da dove il mare è solo una striscia blu brillante all’orizzonte. La famiglia Bosoni ha acquisito i vigneti poco alla volta, nel corso degli anni e oggi conta 65 ettari scelti con cura, uno ad uno, per la loro personalità. Alle vigne di proprietà si affiancano da sempre anche vigneti condotti con lunghi affitti agricoli e numerosi conferitori che, in molti casi, hanno iniziato la collaborazione con Lvnae già negli anni ’70, agli albori della storia dell’azienda.

In tutto il parco vitato conta oggi circa 80 ettari. In questo patrimonio, come detto, il Vermentino fa la parte del leone con circa il 70% della superficie. L’Albarola e il Ciliegiolo seguono a ruota, posizionandosi tra gli ambasciatori storici del territorio. I Colli di Luni però custodiscono anche altri vitigni autoctoni, rari e dal carattere unico: il Vermentino Nero, la Pollera Nera e la Massareta, tutti coltivati in piccole quantità e solo a livello locale. Per Lvnae rappresentano da sempre un’interessante tavolozza di sfumature che attingono all’essenza più profonda del territorio. Altri vitigni presenti sono Albarossa, Alicante, Greco e Malvasia, ma anche Sangiovese, Canaiolo e Merlot, coltivati qui da generazioni.

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Le vigne salgono nell’entroterra arrivando 300 metri sul livello del mare, per poi scendere sino a lambire quasi la spiaggia, con appezzamenti a soli due chilometri dal mare. Un arco di appena 10 km in linea d’aria. E agli estremi, non a caso, ci sono vigneti di Vermentino. Il corpo principale sono i 10 ettari che circondano Ca’ Lvnae, cuore operativo e storico dell’azienda. Qui si trova un’ampia porzione di Vermentino di circa 10 anni, e alcuni vecchi filari di Merlot. Dal punto di vista cronologico invece i primi vigneti di Lvnae sono quelli di nonno Oriente Bosoni: pochi ettari in collina rivolti a sud.

D’altra parte, si sa, il Vermentino ama il mare, la brezza, il sole e la macchia mediterranea. Il triangolo magico della sua produzione tocca Liguria, Toscana del Nord e Sardegna, ma è in questa terra, con la sua combinazione di suoli e microclima, che il Vermentino trova la sua terra di elezione e diventa Vermentino dei Colli di Luni. 

Qui, da generazioni, veniva vinificato insieme all’Albarola, altra varietà tipica della regione. “I contadini usavano entrambi i vitigni per tutelarsi nel caso uno dei due avesse una vendemmia meno felice”, ricorda Paolo Bosoni, che oggi porta avanti l'azienda assieme alla moglie e ai due figli, Diego e Debora. Fu lui poco più che ventenne, a iniziare a vinificare e proporre sul mercato il Vermentino in purezza. Oggi, a oltre 50 anni di distanza, il Vermentino di Lvnae è il Vermentino dei Colli di Luni e Paolo Bosoni è lo stimato pioniere e ambasciatore del territorio. Qualche esempio? Le bottiglie di Vermentino di Lvnae sono state tra le prime esportate oltre oceano a fine anni anni ‘90, sono di Lvnae le ricerche sull’identità più profonda di questo vitigno, l’analisi delle differenti zone di produzione, come anche le sperimentazioni (riuscite) per posizionare questo vitigno oltre il perimetro di vino estivo.

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I VINI

La gamma di Lvnae è articolata e in costante evoluzione, ma ruota intorno ad alcuni temi centrali: i Vermentino dei Colli di Luni, i rossi dedicati a Niccolò V e gli autoctoni in purezza. In particolare, la gamma di Vermentino si declina in cinque etichette. Il tris di Labianca, Etichetta Grigia ed Etichetta Nera, che leggono il territorio dal punto di vista altimetrico; Cavagino, espressione di un singolo vigneto, e infine Numero Chiuso, che esplora le potenzialità del tempo.

Prodotto per la prima volta nel 1997 in occasione del sesto centenario della nascita dell’omonimo Pontefice nato a Sarzana, il rosso di Lvnae è un assemblaggio tra Sangiovese, Merlot e Pollera Nera e viene prodotto sia nella versione annata che nella versione Riserva. Entrambi sono Colli di Luni DOC e sono stati pensati nell’ottica della valorizzazione dei vini rossi liguri. Guardando agli autoctoni, tre sono i vitigni che hanno voce in purezza: Albarola, Ciliegiolo e Vermetino Nero.

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LA NUOVA CANTINA

Nel 2015 dopo aver affidato i lavori al designer Andrea Del Sere e agli architetti di AT Studio, sono iniziati i lavori per la nuova cantina di Lvnae, sempre a Castelnuovo Magra, nella stessa area di produzione aziendale. La cantina si estende oggi su una superficie di oltre 3000 metri quadri e su 2 livelli. Nella parte più profonda trova posto ovviamente la zona di maturazione e di invecchiamento. La struttura è pensata per essere sostenibile: conta su un’ampia quota di energia autoprodotta con sistema geotermico e fotovoltaico e il restante è acquistato da fonti rinnovabili. La tecnologia di ultima generazione è il fil rouge di tutti gli ambienti necessari alla trasformazione dell’uva in vino, e l’integrità e l’eccellenza di ogni produzione è l’obiettivo finale.

La cantina è anche una struttura esteticamente sorprendente. Semi-interrata e mimetizzata nel paesaggio, è circondata da un vigneto giardino che riassume tutte le varietà presenti in azienda: una per ogni filare. Come un vero tempio, si svela lentamente rinnovando l’emozione ad ogni angolo: vetrate, quinte scorrevoli, volumi arditi e materiali inattesi accompagnano il visitatore alla scoperta di come nascono i vini di Lvnae, fino alla loro degustazione. Dalla vendemmia 2019 i vini Lvnae prendono forma nella nuova cantina, ma per capire esattamente quello che intende Diego Bosoni a proposito di “osare”, bisognerà aspettare il taglio del nastro ufficiale, previsto nella primavera del 2023.

E poi c’è Ca’ Lvnae, la casa di Lvnae Ca’ Lvnae, non solo un antico complesso rurale lunigiano affacciato sulla Via Aurelia, sapientemente ristrutturato, ma soprattutto un centro vivo per la valorizzazione e la cultura del vino. È il regno di Debora Bosoni, che accoglie i visitatori con il suo sorriso e crea un’atmosfera di immediata amicizia. È lei che coordina con grazia e creatività vino, gastronomia e arte in modo che si valorizzino a vicenda. La grande Enoteca offre ai visitatori i vini della gamma e anche un’ampia offerta di prodotti gastronomici super selezionati: sughi, pasta, salumi e molto altro. È l’area più grande e animata e si presenta come un raffinato negozio d’altri tempi. Nella sala degustazione è possibile assaggiare i vini, prenotare tasting nelle cucine-laboratorio e anche godere di interi menù, talvolta preparati da rinomati chef della zona, o semplici merende gastronomiche.

Ingrediente protagonista l’Olio EVO di Ca’ Lvnae, chiamato non a caso D’Oro, che nasce dalle varietà di Leccino, Moraiolo e Razzola (autoctona) sparse un po’ ovunque attorno ai vigneti. Le olive vengono raccolte a mano e l’olio è estratto esclusivamente con procedimenti meccanici che ne salvaguardano i profumi e le caratteristiche organolettiche, che in Liguria significa bassa acidità, buona sapidità, freschezza, eleganza e delicatezza.

Last but not least, sull’aia di Ca’ Lvnae si affaccia anche il Museo della Cultura Materiale del Vino che si sviluppa nelle stanze della casa padronale. Il Museo racconta, in cinque sale e in una ricca raccolta di oggetti e fotografie d’epoca, la storia della viticoltura locale. Ogni sala è dedicata ad una visione: La Terra, La Vendemmia, L’Artigiano, La Cantina e Il vino. Per ognuna ci sono installazioni video, elementi di arte contemporanea, ma anche veri e propri reperti collezionati da Paolo Bosoni in 30 anni di appassionata ricerca. Museo a parte, Ca’ Lvnae ospita anche progetti artistici e culturali sempre orientati a celebrare il legame tra arte, terra e mondo del vino.

Per informazioni e prenotare visite e degustazioni chiamare lo 0187/69.34.83, scrivere a info@calunae.it oppure visitare il sito www.calunae.it.

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