WINE STORIES - UNA DEGUSTAZIONE DI PELAVERGA CON IAN D'AGATA A VERDUNO

Chi lo conosce lo sa. Partecipare a una degustazione di vini guidata da un guru del settore come Ian D’Agata - wine writer di fama internazionale, considerato tra i massimi esperti di vino in Italia, autore di best seller inseriti nella Top 10 Wine Books of the Year del New York Times, del Financial Times e del LA Times – non è mai una semplice degustazione. È un’esperienza sensoriale immersiva che assume i connotati di una masterclass, in cui i presenti al banco d’assaggio – in questo caso giornalisti italiani e internazionali – sono coinvolti in un viaggio che dal calice si sposta al territorio, alle vigne, entra nelle cantine, per arrivare ai produttori e alle loro storie.

E così è stato in una bella giornata di settembre, nell’elegante sala degustazioni del ristorante La Sbornia di Verduno – un food lounge che vale la pena passare a trovare – per il primo evento ufficiale dell’Associazione Verduno È – Verduno Pelaverga Doc presieduta da Diego Morra. Prima di entrare nel merito della degustazione, è quindi utile un piccolo focus sull’associazione che oggi conta 11 soci e ben 19 cantine che producono Verduno Pelaverga, per una produzione totale di 204.875 bottiglie nell’ultima vendemmia del 2022 (in aumento rispetto al 2021, quando erano state 178.013 e al 2020, 153.519) tutte con un prezzo allo scaffale compreso tra i 15 e i 20 euro (in Italia).

  DSC07065JPG

Tra le due guerre mondiali e nel dopoguerra l’azienda Comm. G.B. Burlotto aveva mantenuto attiva l’antica tradizione di vinificare il Pelaverga piccolo in purezza. Negli anni Cinquanta e Sessanta, la produzione era divenuta esigua e difficilmente superava le 1000 bottiglie all’anno. Era frutto della vendemmia separata delle piante di Pelaverga piccolo ancora presenti nei vigneti di Nebbiolo, Barbera e Dolcetto di proprietà dell’azienda e di alcuni viticoltori del paese. Nel 1972, su iniziativa del Castello di Verduno, si impiantarono nuovi vigneti interamente a Pelaverga piccolo: la strada fu seguita via via da altri produttori. Questo passaggio rappresenta il nucleo storico per l’avvio del progetto dell’associazione dei produttori di Verduno, che si costituirà ufficialmente nel 2000, ma operava in via informale dagli anni Ottanta.

Le aziende fondatrici furono sei: oltre al Castello di Verduno, Fratelli Alessandria, Commendator G.B. Burlotto, Gian Carlo Burlotto – Cantina Massara, Bel Colle, Vinandolo di Antonio Brero. Il progetto fu condiviso da tecnici e vinificatori. Le istituzioni sposarono la causa, a partire dal Comune di Verduno che mise a disposizione un terreno di proprietà nel cru Monvigliero per la creazione di una vigna sperimentale. Furono coinvolte nelle attività di ricerca le Facoltà di Agraria e gli Istituti di Coltivazioni Arboree delle Università di Torino e Milano, l’Istituto Sperimentale per la viticoltura di Asti, il Seminario Permanente di Luigi Veronelli.

Grazie al lavoro di squadra, si arrivò alla valorizzazione del vitigno fino all’istituzione della Doc Verduno Pelaverga nel 1995, un anno dopo l’iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vite (codice 330). La prima bottiglia vestita con la “fascetta” è frutto del lavoro di tutti, anziché di una singola azienda: una versione istituzionale, con etichetta realizzata ad hoc dall’artista svizzero Henri Spaeti.

Approvato per la DOC con Decreto Ministeriale del 20/10/1995 (e successivamente aggiornato con le modifiche del 2007, 2011, 2014 e 2015), il disciplinare del Verduno Pelaverga (o Verduno) isola un piccolo areale di produzione che include il territorio del comune di Verduno e una porzione sita nei comuni contigui di Roddi e La Morra. Si prevede una sola tipologia, il rosso fermo-secco ottenuto da uve pelaverga piccolo per almeno l’85%. Al restante 15% possono contribuire altre varietà a bacca nere idonee alla coltivazione nella regione Piemonte, ma quasi tutti i vini in commercio sono da pelaverga piccolo in purezza. Non sono specificati nel disciplinare i tempi minimi di affinamento e il tipo di contenitore da utilizzare per la maturazione. La superficie idonea a produrre Verduno Pelaverga supera di poco i 30 ettari: 25,18 nel comune di Verduno, 3,96 nel comune di Roddi d’Alba, 1,62 nel comune di La Morra (dati Servizi Regione Piemonte – Anagrafe Agricola Unica), storicamente sfruttati in buona percentuale.


DSC06820jpg

LE PAROLE DELL'ESPERTO  

Fatto il dovuto inquadramento storico, veniamo ora alla wine tasting che, come vi anticipavo, ha visto passare in rassegna le etichette di ben 17 dei 19 produttori di Verduno Pelaverga.

Queste le parole di Ian D’Agata, che rendono bene l’idea della portata dei vini e del progetto di riscoperta e valorizzazione della varietà di uva Pelaverga Piccolo: “Il vino Verduno Pelaverga è indubbiamente uno dei più grandi successi dell'enologia italiana degli ultimi 20 anni, insieme all'Etna Bianco e Rosso (rispettivamente da Carricante e Nerello Mascalese e Cappuccio), la Nascetta di Novello e il Langhe Nascetta, e il vino Pecorino abruzzese. Praticamente, solo 30 anni fa circa, tutte queste uve erano dimenticate e i vini non esistevano come tali, sicuramente non erano commercialmente rilevanti al di fuori di piccole realtà locali. Oggi è tutto cambiato e il Verduno Pelaverga non soltanto è conosciuto anche al di fuori dei confini nazionali, ma è molto apprezzato e tutti vorrebbero ce ne fosse di più.

Ma come sempre tutto parte dalla varietà di uva, il Pelaverga Piccolo o Comune (perché non è tutto Pelaverga: il Pelaverga Grosso è una varietà diversa) che ha indubbiamente quattro quarti di nobiltà varietale. Come anche altre varietà di Langa, dalla Nascetta al Nebbiolo Rosé, uve che abbiamo solo noi e rappresentano una enorme ricchezza per la nazione italiana. Grande merito, quindi, ai produttori di Verduno nell'avere riscoperto e valorizzato il loro Pelaverga, facendolo conoscere a tutto il mondo oggi, per non dire dei posteri. Tanto di cappello: bravi tutti, ma bravi davvero”.

IL VINO E IL TERRITORIO 

Conosciuto come “sentinella delle Langhe”, arroccato a 381 metri di quota sulla sommità di una collina circondata da filari di Nebbiolo e Pelaverga Piccolo, il comprensorio di Verduno rappresenta un interessante microcosmo culturale ed enologico: Feudo del Nebbiolo, e di un contemporaneo ed elegante Barolo dalla Menzione (MGA) Monvigliero in particolare, a Verduno si lavora di pari passo per rafforzare ed esaltare il legame storico con il vino da uva Pelaverga piccolo, una delle varietà autoctone salvate dall’estinzione nel secondo dopoguerra.

L’origine del nome Pelaverga si legherebbe secondo alcune fonti al latino pellis virga, e farebbe riferimento a una particolare tecnica adottata per favorire la maturazione delle uve, che consisteva nella parziale pelatura dei ramoscelli della vite. Come Pelaverga si conoscono in Piemonte due diversi vitigni autoctoni dalle caratteristiche genetiche e morfologiche autonome, coltivati in due zone distinte: per uno si utilizza l’aggettivo “grosso” e per l’altro “piccolo”, a sottolineare la differenza principale che sta nelle dimensioni dell’acino. Il Pelaverga Grosso è originario delle zone pedemontane del Saluzzese, in provincia di Cuneo; nel Torinese è detto Cari, da Chieri, l’altro storico bacino di allevamento. La tradizione lega l’introduzione e la diffusione in Langa del Pelaverga Piccolo all’opera del beato Sebastiano Valfrè nel Settecento, che lo avrebbe portato dal Saluzzese nella natia Verduno.

Gli studi (Mannini et al. 1991) dimostrano in realtà l’estraneità del Pelaverga Piccolo rispetto al Pelaverga Grosso: il primo ha caratteristiche ampelografiche, agronomiche ed enologiche proprie, tanto da farne una cultivar a sé stante.

DSC06814jpg

Il vino ottenuto da Pelaverga Piccolo ha colore tenue di un bel rubino con toni violacei e un corredo aromatico identitario, dalla grande riconoscibilità per l’apporto speziato in particolare. Il descrittore più ricorrente è infatti il pepe (bianco e verde), ma i riferimenti possono spaziare dal curry al coriandolo. Uno studio del 2021 del ricercatore Maurizio Petrozziello evidenzia: “Questo vino è caratterizzato da un colore chiaro e da un aroma speziato unico e intenso. L'analisi di questo vino ha rilevato una concentrazione significativa di rotundone (circa 40 ng L-1), che è noto per conferire una nota di pepe distintiva e ha una soglia olfattiva molto bassa (16 ng L-1 nel vino). Le concentrazioni misurate, ben al di sopra della soglia di percezione, potrebbero collegare direttamente il rotundone alle note speziate evidenziate dall'analisi sensoriale dei vini Pelaverga”.

Caratteristiche emerse appieno nel corso del banco d’assaggio, in cui il G-Astronauta ha potuto apprezzare la grande eleganza di un vino dalla spiccata personalità, multidimensionale nell’offrire a ogni sorso un tratto distintivo da associare a un determinato produttore, un riflesso delle diverse sfumature che il Pelaverga Piccolo è in grado di esprimere, pur nel quadro di un’identità più ampia condivisa e ben riconoscibile.

IMG-20230917-WA0002jpg

Dei vini in degustazione si sono distinte in particolare le annate 2022 delle cantine Commendator G.B. Burlotto, Diego Morra e Fratelli Alessandria, interessanti la prima annata di Poderi Luigi Einaudi e Il Gusto della Solidarietà legato all’omonimo progetto benefico dell’azienda agricola Ascheri Matteo. Vini dalla spiccata vocazione gastronomica, che a seconda delle temperature di servizio, si sposano perfettamente a merende sinoire e antipasti di vitello tonnato o carne cruda, ma anche a primi della tradizione piemontese come tajarin e agnolotti del plin o secondi importanti come finanziere e bolliti misti. Da non sottovalutare neppure l’abbinamento con preparazioni a base di pesce con pomodoro, come cacciucco o calamari ripieni.

Informazioni sul sito www.verdunopelaverga.it oppure scrivendo a info@verdunopelaverga.it